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Genitori separati e figli adolescenti

Gentili dottoresse, mia sorella si sta separando dopo 20 anni di matrimonio e due figli adolescenti. Quali problematiche in particolare riguardano la separazione con figli in questa delicata fase della cerscita?

 

S.C., Parma

 

Volentieri affrontiamo l'argomento riportando un intrevento della Dott.ssa Roberta De Coppi, Psicologa psicoterapeuta SIPRe

Il senso di Famiglia

L’aumento delle separazioni ha richiesto a noi operatori una riflessione profonda sul senso del legame familiare e, oggi ancora di più, sul legame di coppia, origine del legame familiare e sua possibile messa in discussione.

Il cambiamento non è segnato solo dalle separazioni. Il riferimento a nonni, zii, cugini è minore per la mancanza di tempo, la lontananza ma anche per il disinvestimento dei legami stabiliti in base alla genealogia o alla legge.

Eppure la famiglia rimane lo scenario privilegiato in cui esprimere i nostri bisogni e i nostri desideri. Essa continua ad essere riconosciuta come valore fondamentale anche dai più giovani.

Il riconoscimento della propria famiglia si basa ora, più che su un valore dato esternamente, su un’interpretazione personale.

Il “fare famiglia” è fatto corrispondere, in genere, a un vissuto di protezione e cura e ad un clima di certezza. Nella famiglia ci si aspetta la condivisione dei valori e delle regole relazionali, in particolare la regolazione della diversità di ruolo, genitori e figli, e di genere, maschio e femmina; nella famiglia ci sono, poi, aspettative di supporto emozionale e affettivo. Nella famiglia, dunque, ci sono sia elementi normativi che affettivi anche se, a seconda dei periodi storici, si è dato particolare spazio ad uno solo dei due elementi: oggi ci troviamo in un periodo in cui il legame familiare è, soprattutto, di tipo affettivo. La società affettiva, che ha preso il posto della società normativa, propria delle generazioni precedenti, amplia a dismisura il bisogno del singolo di essere visto e corrisposto condannando i limiti, qualsiasi essi siano, in quanto castranti il proprio personale sentire e pensare, ma innescando anche rischiosi vissuti di mancanza di senso. Se va bene tutto, se ci siamo sempre, se l’altro c’è comunque, non si possono più fare distinzioni e diventa difficile riconoscere il valore.

Dati i cambiamenti, su cui stiamo ancora riflettendo, e il nostro contesto socio – culturale, comprendere il legame familiare e distinguerne un buon funzionamento, non può che partire dal concetto di processo.

Per farci un’idea utile di famiglia “con funzionamento adeguato” (Scabini, 1985), possiamo riferirci all’immagine dei Sistemi dinamici non lineari. In un contesto come il nostro dove il riferimento sociale, in quanto tutto ciò che è esterno, non è più riconosciuto nella sua valenza normativa, in parte anche rassicurante, il legame familiare si configura maggiormente come un processo in evoluzione dove i membri interni e i legami con l’esterno sono in continuo cambiamento; essi sono da conoscere o meglio ancora da ri-conoscere.

Il sistema famiglia deve essere in grado di fronteggiare gli impegni e promuovere la crescita e il benessere dei componenti, deve essere, quindi, in grado di rispondere ed affrontare le sfide che la vita gli pone. Essa Il buon funzionamento, quindi, dipende dall’adattamento e dalla compatibilità tra la famiglia, i diversi componenti e gli altri sistemi sociali. In questo senso lo stress non può essere considerato un indicatore di patologia ma un segnale che la famiglia sta affrontando un passaggio delicato.

Anche la relazione di coppia, sebbene abbia altre finalità, ha caratteristiche simili. L’amore non è definito una volta per tutte ma è un investimento che lega le due persone attraverso un continuo cambiamento e che tiene conto delle dinamiche interne e delle relazioni con l’esterno.

Il grado di coesione e di adattabilità e d’altra parte la capacità di usare la comunicazione, quale strumento di regolazione delle prime due, caratterizzano famiglie differenti.

Cosa succede alle relazioni familiari nel caso in cui la coppia genitoriale si separa?

Dalle riflessioni fatte, emerge quanto l’affronto di situazioni faticose e problematiche di ciascuno dei membri è uno dei compiti della famiglia. Essa non si configura, appunto, come qualcosa di stabilito rigidamente, ma è piuttosto un legame dinamico a cui è chiesto di rispondere in modo funzionale a passaggi e cambiamenti dei membri che ne fanno parte e dei legami tra loro.

La separazione dei genitori è una fase delicata, tra le più delicate della storia familiare, ma non determina di per sé il rischio di malesseri e problematiche successive. Le eventuali difficoltà riscontrate dai soggetti emergono, piuttosto, dalla modalità con cui essa viene affrontata.

Ogni storia familiare e individuale è da comprendere nelle sue particolarissime vicende, tuttavia, si può provare a fare alcune riflessioni tenendo conto degli elementi evolutivi e relazionali comuni.

DAL PUNTO DI VISTA DELL’ADOLESCENTE

Se l’infanzia ha come obiettivo il senso di sicurezza del bambino, la fiducia che si sviluppa nei confronti del mondo, l’adolescenza mette in atto giochi ancora più complessi nella ricerca della propria identità.

L’adolescenza è il periodo in cui la persona inizia a rispondere ai propri “perché” arrivando, nel tempo, ad una capacità di consapevolezza di sé e del mondo che lo rende un individuo adulto autonomo e responsabile. In questa ricerca dei propri significati, la relazione con la famiglia e in particolare con i propri genitori, anche se apparentemente disinvestita sul piano della realtà, rimane punto di riferimento importante. Le questioni legate al cambiamento della relazione con i genitori sono basilari nel processo di crescita e di definizione di sé.

Nel caso della separazione, i vissuti di incertezza e la difficoltà elaborativa di quello che sta accadendo sono diversi da quelli di un bambino. L’adolescente arriva a capire ben presto la gravità delle litigate, a volte ha intuizioni sullo stato della relazione genitoriale molto più nitide degli adulti stessi. In ogni caso, l’adolescente non attribuisce più a se stesso la responsabilità della separazione e non vive più l’esperienza come abbandonica in senso stretto, non mette cioè in discussione, se non per altri elementi relazionali più gravi, il senso di sicurezza di sé.

In adolescenza le tematiche relative alla separazione dei genitori e alla famiglia ricostituita possono toccare altri aspetti su cui l’adolescente si sta sperimentando. Vediamoli.

Il cambiamento

Esso è al centro delle tematiche adolescenziali. Per comprendere il proprio cambiamento e integrarlo, è preferibile che l’adolescente viva in un ambiente che sia disponibile a rimandare un’immagine di continuità con il passato e nello stesso tempo capace di valorizzare il nuovo.

La separazione dei genitori implica da una parte cambiamenti concreti, quali la casa, la scuola, la disponibilità economica, ma soprattutto relazionali, sia relativi alla presenza quotidiana del genitore sia relativi alla separazione tra legame di coppia e l’essere genitori.

I genitori impegnati, in questo momento, nel recuperare una propria dimensione di stabilità e serenità rischiano di chiedere all’adolescente di non turbarli ulteriormente. Il ragazzo potrebbe sviluppare per questo un comportamento di grande adeguamento, per evitare sovraccarichi al genitore, ma rimandando o negando così l’accoglimento delle parti nuove di sé. Oppure potrebbe mettere in atto comportamenti reattivi manifestando, inconsapevolmente, la rabbia e la confusione che circolano in casa.

Entrare nel processo di cambiamento e accoglierlo come parte della vita, significa fare i conti con la domanda “Chi sono io?”. L’identità, infatti, non si configura come un insieme di caratteristiche stabili nel tempo, ma è il processo di riconoscimento dei propri vissuti, emozioni, idee e, soprattutto, dei propri desideri su cui la persona è chiamata ad investire in modo autentico e autonomo.

Non solo l’adolescenza, ma anche la separazione sono momenti della vita in cui il processo identitario può bloccarsi o comunque chiedere un grosso sforzo alla persona.

Gli adulti che accompagnano gli adolescenti lungo il percorso di assunzione della propria identità e, quindi, anche del riconoscimento dei propri desideri, sono buone guide nel momento in cui riescono ad essere persone consapevoli, non tanto o soltanto di quello che succede all’altro, ma soprattutto di se stessi.

Nel riconoscimento della propria identità, fondamentale risulta la ricostruzione della storia familiare, la comprensione dei legami precedenti e di quelli ricostituiti.

Il riconoscimento delle emozioni

Compito difficile e centrale nell’età evolutiva, riconoscere le proprie emozioni diventa ancora più complesso in adolescenza quando la persona è alle prese con il nuovo corpo, sconosciuto, che invia segnali emotivi indecifrabili, sicuramente molto potenti. La confusione emotiva che si può respirare prima di una separazione, la stessa difficoltà degli adulti nel regolare la propria esperienza emozionale, tra momenti di rabbia e di depressione, l’essere impegnati a decifrare autenticamente il proprio vissuto, tutto questo può creare un sovraccarico. L’adolescente che naturalmente cerca spazi esterni dove spargere e raccogliere nuove emozioni, al rientro a casa ha bisogno di un ambiente che lo aiuti a metter in parola quanto sente altrimenti rischia un vissuto ancora più confusivo. Ecco allora che, in situazioni in cui i vissuti non sono stati decifrati e capiti, le emozioni sono buttate addosso all’altro, toccandolo nei punti più fragili.

Una ragazza adolescente che durante un litigio con la madre sull’uscita serale, le urla che è lei che ha fatto scappare il padre, che non lo ha saputo trattenere e che lui non la sopportava più, sta dicendo di quanto si trova in difficoltà nel controllare le sue emozioni esplosive e di quanto anche lei vorrebbe andarsene, forse proprio per trovare il modo di placarsi.

Tra le emozioni in gioco, un capitolo a parte riguarda il desiderio sessuale e d’amore. I ragazzi che incontro hanno, generalmente, una visione positiva dell’amore e della vita di coppia, ripongono fiducia in un futuro, seppur molto lontano, in cui apparirà la persona giusta che renderà perfette le vicende amorose, a volte i più speranzosi e fiduciosi sono proprio i ragazzi che hanno assistito al rapporto difficile tra i genitori. Il rischio è di credere che loro sappiano poi davvero gestire i loro vissuti di innamoramento e di investimento affettivo. La separazione non diviene invece di per sé, per “infusione”, un’esperienza di crescita della capacità di amare ed essere amato, come d’altra parte ciò non è garantito da un’unione duratura, può, però, diventare arricchente se trasformata e rielaborata a partire dalla propria storia.

Gli adulti, più coinvolti in genere sul versante normativo e sociale, dovrebbero occuparsene con molta attenzione. Nel caso di una separazione, inoltre, l’esperienza di una coppia fondamentale nello scenario emotivo del figlio, che decide di disinvestire il proprio legame d’amore, muove vissuti importanti che necessitano di essere elaborati attraverso la mente di un adulto.

 

Il senso di responsabilità

È un’acquisizione fondamentale. Senso di responsabilità rispetto alla propria vita e alle proprie scelte e rispetto all’altro.

Il vivere esperienze di dolore e riuscire a superarle, diventa un aiuto nello sviluppo di questa capacità. La responsabilità può essere sentita nei riguardi di uno dei due genitori, magari di quello che rimane solo, oppure nei confronti dei fratelli più piccoli.

Importante è riuscire a lasciare libero il figlio di prendersi la responsabilità che si sente in grado di sostenere. A volte, l’impatto con il dolore del genitore può suscitare vissuti altrettanto depressivi o di rabbia nei confronti di chi abbandona, a volte l’adolescente si sostituisce all’amico/a che conforta il genitore. Quest’ultima eventualità entra poi in sintonia con la tendenza generalizzata e preoccupante dei genitori, soprattutto le madri, a voler essere riconosciuti come amici, temendo la distanza propria che ci deve essere tra adulto e adolescente. Le giovani in particolare, più in difficoltà per le vicende psichiche proprie del loro genere a separarsi dalla madre, accolgono con fierezza questo dono dell’adulto, per poi provare un senso di solitudine rispetto al desiderio che qualcuno abbia da dire loro una parola più autorevole.

Importante è ricordare quanto l’assunzione di responsabilità è acquisizione graduale e necessita di affiancamento da parte di adulti, essi stessi soggetti responsabili, che facciano da modello.

Il rapporto con le regole

Strettamente legati al senso di responsabilità, i limiti sono fondamentali per aiutare ad investire nei propri desideri. Anche se il raggiungimento della libertà totale del singolo di esprimersi come vuole, sembra essere la migliore proposta valoriale in questa società affettiva, senza il limite si crea il vuoto e il non senso, e si rischia così di annichilire, soprattutto nei giovani, l’investimento nei progetti e desideri.

Tenuto conto delle fatiche proprie dei genitori di valutare costantemente il “quanto e quando” limitare, dare i limiti diventa un esercizio fondamentale attraverso cui l’adolescente conosce se stesso e si assume il proprio desiderare.

Nella coppia separata, innanzitutto, rischia di mancare il padre protagonista della relazione adulto-adolescente, e i limiti dati dai nuovi compagni o mariti non sempre sono altrettanto legittimati. C’è inoltre la possibilità che i genitori non concordino con le regole da dare e che il ragazzo si ritrovi a vivere due realtà non in sintonia.

Alleanza e fedeltà nelle relazioni

La separazione dei genitori comporta anche più semplicemente una difficoltà nel riuscire a creare un confronto aperto tra tutti i membri della famiglia. In questo modo spesso si creano situazioni in cui il discorso riportato viene frainteso o meglio ancora interpretato a seconda della propria posizione o idea.

Il rapporto con le nuove famiglie

Il senso di famiglia, dicevamo, è ricavato dalla genealogia, dalle indicazioni legali ma anche e, soprattutto, dal riconoscimento personale. Accade così che nelle famiglie ricostituite, i nuovi compagni e mariti, i figli di precedenti unioni o i figli nati dalla nuova coppia possano suscitare domande rispetto al riconoscimento dei legami importanti. In genere, sono riconosciuti come membri significati quelli con cui ci si trova a vivere, altre volte si seguono maggiormente affinità e condivisioni di altro tipo, come interessi e simpatie.

Il figlio di genitori separati può essere un po’ più in difficoltà nella ricerca di definire ciò che è per lui famiglia: potrebbe riconoscere una o l’altra famiglia, uno o l’altro legame più significativo a seconda del momento, della situazione vissuta, a volte anche della maggior facilità avvertita.

L’adolescente, inoltre, ha il compito di disinvestire i legami familiari per investire all’esterno. Il dover disinvestire due nuclei familiari, dove ci sono modalità relazionali ed emozioni in gioco differenti, potrebbe essere molto impegnativo. D’altra parte la possibilità di disinvestire un nucleo per investire nell’altra famiglia, potrebbe essere segnale della difficoltà dell’adolescente di aprirsi al fronte esterno, alla socialità con i pari.

Per gli adulti vale la pena interrogarsi sul grado di investimento fatto nelle relazioni e riconoscersi la possibilità di essere buoni educatori anche senza un riconoscimento legale.

Segnali di disagio

Tutti questi elementi, s’intrecciano in una narrazione che è la storia propria di ciascun ragazzo. Aver presente che l’adolescenza è un passaggio evolutivo molto delicato come lo è, d’altra parte, la separazione dei genitori, non significa dare per scontata una problematicità. Si tratta di eventi di vita che richiedono una maggior attivazione di risorse personali, soprattutto nella direzione di un accrescimento di consapevolezza. Lo sforzo fatto in questi momenti si trasforma in competenze emotive e relazionali.

Dato che l’adolescente inizia ad avere la capacità di auto-coscienza ma non la padroneggia ancora pienamente, si chiede all’adulto di mettere a disposizione la sua capacità di pensare, rielaborare le proprie emozioni e quelle del figlio e di metterle in parola. Gli si chiede, inoltre, di comprenderne il vissuto, mettendosi empaticamente dal suo punto di vista.

Una preoccupazione maggiore potrebbe essere necessaria se si rilevano i seguenti elementi, anche se essi non sono riferibili unicamente alla difficoltà di gestire la separazione dei genitori:

Evidenti difficoltà scolastiche. Il primo segnale sempre valido in età evolutiva è il rapporto con la scuola. In particolare, in adolescenza è da valutare la capacità d’investimento personale anche se non necessariamente seguito da una concentrazione e impegno realistici. L’adolescente che non sente come riferito a sé il percorso scolastico, che non lo investe minimamente, sta dicendo qualcosa degno di essere capito.

Un difficile rapporto con il proprio corpo, con tutti i segnali di malessere che possono essere inviati: frequenti mal di testa o mal di pancia, timori legati alla propria salute ma anche alla salute di altri componenti della famiglia.

Eccessi emotivi. Sebbene gli sbalzi d’umore siano propri della fase evolutiva, è necessario fare attenzione all’alternanza tra fasi depressive e fasi di aggressività, soprattutto se la manifestazione è prolungata e molto intensa. Sebbene il conflitto con i genitori sia “fisiologico” in adolescenza, è importante riconoscere nel ragazzo la possibilità poi di auto placarsi, di riconciliarsi e di riparare, scusandosi. D’altra parte non vanno trascurate apatia e tristezza, anche se in genere sono meno viste perché effettivamente creano meno problema all’adulto.

Uso e abuso di sostanze e di alcol. In particolare quest’ultimo, più disponibile e tollerato anche dagli adulti. L’obiettivo di condivisione tra pari che passa anch’esso nell’uso di sostanze, non deve ingannare rispetto all’uso personale che fa dimenticare le proprie emozioni e vissuti difficili da gestire.

Comportamenti antisociali. Piccoli furti, atti vandalici, fughe da casa, attuate spesso nel tentativo di richiamare l'attenzione di entrambi i genitori.

Va tenuta in considerazione anche la differenza di espressione della sofferenza tra maschi e femmine. Le ragazze, infatti, nell’esprimere il proprio disagio sembrano utilizzare una modalità più legata all’emotività rispetto ai maschi che tendono a rendere più manifesto il loro disagio utilizzando prevalentemente acting-out, comportamenti aggressivi e antisociali.

In conclusione

Risulta chiaro , quindi, come più che la separazione è la modalità con cui essa viene gestita che può causare gravi problematiche.

“E’ più deleterio per la salute psichica del minore vivere in una famiglia legalmente intatta, ma conflittuale, rispetto ad una famiglia separata ma sufficientemente stabile e serena. Inoltre, risulta importantissimo per il minore, il tipo e la qualità delle interazioni che si vanno strutturando tra i vari membri della famiglia, a separazione avvenuta, che non la separazione in sé” (Cigoli, 1997).

Dai risultati inerenti il livello di soddisfazione familiare e la qualità della comunicazione esistente si ipotizza che le famiglie con un alto livello di conflitto coniugale siano caratterizzate da una struttura familiare ove le dimensioni della coesione, dell’impegno emotivo e degli scambi affettivi e comunicativi abbiano carattere di disimpegno e di superficialità; mentre le famiglie con un basso livello di conflitto coniugale appaiono più flessibili e più aperte all’interazione.

Fattori che principalmente andranno ad influire, allora, sulla maggiore o minore problematicità possono essere considerati: il tipo di famiglia interiorizzata da parte del figlio; la qualità della relazione di coppia instaurata dopo la rottura del vincolo matrimoniale; l’esistenza o meno di rapporti stabili e adeguati fra i singoli partner ed il proprio figlio; l’esistenza e la consistenza di una rete relazionale familiare (nonni/e, parenti prossimi, ecc.) e/o amicale, funzionalmente presente attorno ai soggetti coinvolti nella separazione. Oltre a tutto questo, non saranno indifferenti, naturalmente, le risorse del soggetto coinvolto e del contesto sociale e culturale in cui è inserito.

Anche nel caso di separazione, il soggetto può trovare una possibilità di crescita e aumento delle proprie risorse personali che siano d’aiuto nell’affrontare poi altre problematiche di vita.

Il figlio può sperimentare il valore della verità, intesa non come assolutizzazione della propria esperienza e del proprio punto di vista, bensì come necessità di un contatto profondo e autentico con se stessi e con l’altro.

La capacità di affrontare ed elaborare questa esperienza, senza soccombere o far soccombere l’altro, sarà altresì importante per l’intuito che porta in sé della necessità di affrontare con forza e tolleranza le sofferenze della vita.

Infine, il fare esperienza di relazioni significative sia con adulti che con altri ragazzi, figli di precedenti relazioni o fratelli nati dai nuovi rapporti, che entrano nella costellazione familiare e ne sconvolgono l’ordine chiedendo l’integrazione e il riconoscimento anche di nuove modalità di interazione, può diventare grande arricchimento della capacità di rendersi flessibili alla relazione con gli altri integrando parti sconosciute di sé.

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