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Figli e figliastri

Buongiorno, sono sposata con un uomo divorziato, padre di due figli maschi avuti dal precedente matrimonio, anni 16 e 17.
Noi siamo genitori di un meraviglioso bambino di quattro anni e, da circa tre, non facciamo che litigare ferocemente. Io pretenderei da lui che fosse principalmente il padre di nostro figlio ed il mio compagno di vita, mentre lui ha continuato, continua e continuerebbe a comportarsi con i figli - ormai grandi e pressochè autonomi - come fossero i bambini da cui si è separato parecchi anni fa e dedicherebbe a loro, a mio avviso ingiustamente, tempo e attenzioni che, di conseguenza, negherebbe a noi.
Infatti, le esigenze dei tre figli sono ovviamente differenti, per cui è impossibile frequentarsi (a meno che io non sacrifichi sempre i bisogni di mio figlio e i miei desideri..). Tutto questo è inaccettabile e fonte di continue sofferenze. In particolare, mi pare che in casi analoghi al mio normalmente accada esattamente il contrario e mi chiedo... forse ama più i suoi figli di noi... questo pensiero non mi lascia vivere serena. Grazie. Alexia

 

Cara Alexia, quello di cui parla nella sua mail è il tema delle famiglie "ricostruite". Si chiamano così nei paesi anglosassoni. Da noi in Italia la cultura ci spinge a considerarle famiglie come le altre, mentre sono famiglie con complessità relazionali ma anche possibilità di crescita decisamente maggiori.

Il punto però nel suo caso non sono tanto le dinamiche complesse che intercorrono fra tutti i membri delle famiglie ricostruite, bensì -mi pare- quelle fra lei e il suo compagno. Fra di voi sembra essersi perso il "patto" -forse implicito- che vi ha portato alla scelta di fare un figlio, pur consapevoli di alcune condizioni pregresse (i figli di lui). La presa in carico di queste condizioni pregresse non riguarda solamente il padre, come è ovvio, ma anche e soprattutto lei, in quanto nuova compagna.

Mi piace dire che quando due persone con figli da precedente unione ricostruiscono una famiglia è come se prendessero in affido i figli del compagno o della compagna, cioè serve quella stessa lucida scelta consapevole che spinge persone che non hanno figli o che ne hanno di propri a prendersi cura e carico di altri bambini o ragazzi non propri. Ma forse questo "patto" nel vostro caso non era tanto implicito, quanto piuttosto assente. Forse entrambi avete pensato che fosse possibile coinvolgersi nella nuova genitorialità e dimenticarsi della precedente, vista anche l'età adolescenziale dei figli; invece è proprio nell'adolescenza che normalmente si intensificano ( a volte in modo conflittuale) le relazioni fra padri e figli, specie se maschi. E questo periodo della vita dei figli sta ponendo al suo compagno delle necessità di rispondere che probabilmente neppure lui stesso fino a qualche anno fa immaginava.

Se è vero che le esigenze delle età dei vostri figli sono differenti, è anche vero che esistono molte famiglie "naturali" che decidono di fare un bimbo quando quelli già avuti sono grandi, e questo rappresenta certo una notevole complessità logistica e organizzativa ma non necessariamente fonte di soffernza.
I bisogni di suo figlio insomma non sono incompatibili con la genitorialità precedente del suo compagno, ma forse il problema è un altro.
L'utilizzo del pronome "noi" per indicare la sofferenza sua e di suo figlio attribuita al comportamento del suo compagno che priviligerebbe i figli del primo matrimonio mi segnala un'anomalia lingusistica; infatti qui non esiste nessun noi e in nessun modo le sofferenze sue  e di suo figlio possono essere assimilate in tema di attenzioni dovute; un conto sono quelle che il suo compagno legittimamente le deve (e che lei reciprocamente deve offrire) in quanto compagna, un conto sono quelle che lui deve a vostro figlio e che analogamente lei deve a vostro figlio e che dovrebbe anche ai figli di lui.
Mi sembra ci sia della confusione su questi piani, e forse è nelle problematiche della coppia uomo-donna più che in quella genitoriale che andrebbero indagate le ragioni di tanta sofferenza.
Mi sembra importante che possiate ritrovare le ragioni del vostro legame soprattutto nel vostro amore, più che in quello genitoriale, magari attraverso qualche supporto o aiuto esterno. E' infatti quell'amore fra uomo e donna a rappresentare la "benzina" e la fonte energetica più potente per affrontare tutte le difficoltà operative della vita, una sorta di patto solidale che consente di sentirsi in due davanti a tutta la prole, e di affrontare insieme (e non in lotta) le difficoltà.

Un augurio dunque di ritrovare presto il desiderio di cimentarsi insieme nelle difficoltà della vostra variegata famiglia; credo sia questo e solo questo ciò che chiamiamo amore.

(a cura di L.Francioli)

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